Bartolomeo Errico
Ha frequentato l’istituto alberghiero, ma fin da studente ha lavorato in cucina, sulla riviera romagnola durante l’estate. Conseguito il diploma e assolti gli obblighi di leva, inizia la sua carriera vera e propria: prima aiuto chef, poi chef di cucina, poi responsabile food per una grossa azienda internazionale. A quel punto si avvicina alle grandi cucine e ai grandi cuochi europei. Dopo vari stage in giro per il continente, a contatto con personalità d’ogni genere, vanta oggi tra coloro che hanno apprezzato i suoi piatti grandi nomi del jet set, e anche qualche testa coronata. Ha gestito un suo ristorante in centro a Caserta – La Cucinotta – che gli ha portato grandi soddisfazioni. Il locale è presente in importanti guide gastronomiche, nazionali e internazionali.Presente spesso come ospite e giudice in varie manifestazioni di food,lo chef Bartolo è un volto noto del piccolo schermo.
Nel 2000 viene scelto come uno dei primi chef a battezzare il neonato canale di cucina Alice TV,con il programma Gourmet,facendo poi varie apparizioni televisive sulle varie reti nazionali tra le quali RAI 1,RAI 2,Canale 5,fino ad avere e condurre un programma tutto suo “L’ABC in cucina in onda su RAI 1,alla televisione si affiancano anche interventi e programmi radio sia locali che nazionali
Ha lavorato come chef all’Hostaria dell’Orso di Gualtiero Marchesi. è stato chef executive in due alberghi cinque stelle lusso di Roma.é autore dei libri “Questi Pazzi Pazzi Cuochi” editore Zona,e “L’ABC in cucina” RAI ERI e “La cucina Jazz di Bartolomeo Errico” ORME Editore.
Lo Chef Bartolo lavora attualmente come freelance e consulente, é docente in varie scuole di
cucina
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Le sue partecipazioni televisive iniziano su Rai1 con “La Prova del Cuoco” di Antonella Clerici e su AliceTv con “Le Stagioni” insieme ad Adua Villa. La televisione più recente nasce, però, dall’idea di due amici che con la loro società di produzione TTK realizzano delle lezioni di cucina in pillole trasmesse su Rai1 da UnoMattina con il nome di “ABC in cucina”… “Devo ringraziare Franco Capelli e in particolare Marianna Capelli per avermi accompagnato in questa avventura televisiva.”
Ama cucinare più o meno tutto, cercando di assecondare i gusti di chi sta a tavola. “Ma è chiaro che se ami un ingredienti riesci a trasmettere un’energia speciale nel piatto che prepari, quello che stai cucinando ti riesce sicuramente meglio.” L’ingrediente preferito è, in questo caso, il pesce. Il mare è una delle sue più grandi passioni, conosce bene il pesce, i pescatori e appena può scappa a fare immersioni subacque.
Nel suo libro “Questi pazzi pazzi cuochi. Vita, sogni e ricette di uomini ai fornelli” non si può non notare una famosa ricetta Risotto falso d’autore con foglia d’oro…un chiaro omaggio a Gualtiero Marchesi, quasi una dichiarazione d’amore! Non potrebbe essere altrimenti, avendo avuto l’onore di cucinare all’Osteria dell’Orso nel 2009.“Marchesi è per me, come per molti altri del settore, il padre della moderna cucina italiana. Ancora oggi lo considero il migliore di tutti.”
Il talento, secondo Bartolomeo Errico, è importante ma lo può possedere anche qualcuno che non fa professionalmente il mestiere di cuoco. Fondamentale, invece, è la conoscenza, la tecnica e il saper utilizzare le tecnologie e conoscere le giuste tecniche di cottura. “Cucinare è un po’ come la musica jazz che non è semplice improvvisazione. per fare quei pezzi musicali prima bisogna conoscere le basi, gli accordi…la tecnica.”
Il miglior complimento è di un regista cinematografico che non voleva credere di essere rimasto colpito dalla cucina di un ragazzo con poco più di vent’anni. “All’epoca cucinavo a quattro mani insieme a un’altro cuoco in un ristorantino del centro di Roma. Quella sera, però, ero da solo in cucina e Pupi Avati chiede in sala di poter complimentarsi con lo chef.
Arrivo io con la mia faccia da ragazzo emozionato e lui mi dice “Veramente avevamo chiesto di poter parlare con lo chef?” Pensavano che fossi troppo giovane per saper cucinare così bene…conservo ancora un autografo con dedica: “Grazie per la cena indimenticabile.”
Giada Vargiu
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Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare,
io sto bene.
La cucina è il luogo alchemico dove i doni della natura diventano cibo: un luogo magico per eccellenza. Ma – più prosaicamente – il lavoro di cucina è un lavoro duro, oltre che creativo e gratificante. Impegna molte ore al giorno, non concede distrazioni, come una vera e propria missione. Un giovane cuoco lanciato sulla via del successo racconta qui “vita, sogni e ricette” di uomini che, come lui, passano la vita ai fornelli, perché è la cucina la passione più grande della loro vita. Cosa pensa un cuoco all’opera nel suo regno? Che musica ascolta? Come nasce un nuovo piatto? Queste e varie altre curiosità, insieme a una raccolta delle sue ricette migliori, in questo libro, leggero e gustoso come le vivande di Chef Bartolo.
Ha frequentato l’istituto alberghiero, ma fin da studente ha lavorato in cucina, sulla riviera romagnola durante l’estate. Conseguito il diploma e assolti gli obblighi di leva, inizia la sua carriera vera e propria: prima aiuto chef, poi chef di cucina, poi responsabile food per una grossa azienda internazionale. A quel punto si avvicina alle grandi cucine e ai grandi cuochi europei. Dopo vari stage in giro per il continente, a contatto con personalità d’ogni genere, vanta oggi tra coloro che hanno apprezzato i suoi piatti grandi nomi del jet set, e anche qualche testa coronata. Tra i protagonisti del programma tv “Gourmet” (sul canale satellitare all kitchen Alice), gestisce un ristorante in centro a Caserta – La Cucinotta – che gli dà grandi soddisfazioni. Il locale è presente in importanti guide gastronomiche, nazionali e internazionali, ma personalmente Chef Bartolo lavora anche come freelance e consulente. Con un gruppo di amici ha avviato il progetto Accademia Golosa (www.accademiagolosa.it).
Ha lavorato come chef all’Hostaria dell’Orso di Gualtiero Marchesi. Attualmente è chef executive in un albergo cinque stelle lusso di Roma.
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Chef e Maestro di Cucina professionista in cucina, una star televisiva, autore di libri e docente in scuole di cucina, ama farsi chiamare anche Chef Bartolo.
La sua cucina, pur risentendo delle note della sua terra d’origine, è internazionale. “La cucina è il luogo alchemico dove i doni della natura diventano cibo: un luogo magico per eccellenza”.
Vanta, tra coloro che hanno apprezzato i suoi piatti grandi nomi del jet set, e anche qualche testa coronata.
Ha lavorato come chef all’Hostaria dell’Orso di Gualtiero Marchesi.
Le sue partecipazioni televisive iniziano su Rai1 con “La Prova del Cuoco” di Antonella Clerici e su AliceTv con “Le Stagioni” insieme ad Adua Villa. La televisione più recente nasce, però, dall’idea di due amici che con la loro società di produzione TTK realizzano delle lezioni di cucina in pillole trasmesse su Rai1 da UnoMattina con il nome di “ABC in cucina”…
Autore dei libri “Questi Pazzi Pazzi Cuochi” editore Zona, e “l’ABC in cucina” RAI ERI e “La cucina Jazz di Bartolomeo Errico” ORME Editore.
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La cucina sulle note del Jazz
Lo chef Bartolo dirige la sua professione come un maestro d’orchestra. Il suo segreto? Aver capito da bambino quale sarebbe stato il lavoro dei suoi sogni. Una magia che continua ad accompagnarlo ogni giorno.
Espressione simpatica, sorriso contagioso, pizzetto sempre perfetto e grande abilità. Ecco le caratteristiche che contraddistinguono lo chef Bartolomeo Errico, per tutti Chef Bartolo. Una lunga carriera, iniziata da ragazzino con l’istituto alberghiero prima e nelle cucine di mezzo mondo poi, per guidare le brigate di importanti ristoranti. Tutte esperienze che lo hanno arricchito di grandi competenze tecniche e fondamentali conoscenze delle materie prime usate. Abilità che ha portato anche in Tv diventando il protagonista di una delle trasmissioni più seguite, l’ABC in cucina. Sulle sue spalle, oltre alle migliaia di ore passate tra pentole e fornelli, ben tre libri e tanta passione per la musica e l’arte “elementi imprescindibili da usare nella professione di chef” come lui stesso dichiara.
Quando hai capito che saresti diventato un grande chef?
Penso di avere ancora tanta strada da fare per diventare un grande chef, magari di fama internazionale. Di sicuro però so quando ho capito che sarei diventato cuoco, da piccolissimo. Ho sempre avuto una grande passione per piatti, ricette, ingredienti… insomma, per tutto quello che profumava di buono. Un’eredità che indubbiamente arriva dalla mia famiglia, ricchezza che ho coltivato e ho fatto sfociare in una professione che adoro.
Campano di origine e romano d’adozione, quali ingredienti e quali piatti hai unito delle due tradizioni culinarie?
Si, sono nato a Caserta e, prima di arrivare a Roma, ho girato le cucine di mezza Europa. Questo mi ha permesso di scoprire e sperimentare piatti e ingredienti di differenti tradizioni, un patrimonio insostituibile che custodisco con cura. Tornando a noi però, dalla Campania porto sicuramente i pesci, magari i gamberi, versatili in ogni ricetta. Della cucina laziale e romana senza ombra di dubbio il guanciale, fondamentale per l’Amatriciana, apprezzata anche all’estero, e perfetto da usare anche in altre ricette.
Tra le tue esperienze, oltre ad aver gestito la cucina di importanti ristoranti, hai inserito anche l’esperienza in tv. Cosa hai portato della tua professionalità nel piccolo schermo?
L’esperienza in tv è incredibile, permette di entrare davvero nelle casa della gente. Per questo motivo ho sempre impostato il mio modo di fare televisione su una didattica semplice e immediata, non a caso la mia rubrica su Rai Uno si chiama l’ABC in cucina. A questo ho unito l’attenzione per la scelta delle materie prime, rilevante anche nella cucina di tutti i giorni e sulle tecniche. L’importante è costruire la giusta professionalità partendo dalle basi, solo così si può costruire una cucina vera e creativa.
Cosa preferisci cucinare?
Sicuramente il pesce! Questo perché fin da piccolo, sono sempre andato a pesca. Di conseguenza ho una buona conoscenza della materia prima e adoro preparare piatti con pesce crudo e cotto in diversi modi.
Uno dei tuoi tratti distintivi è quello di legare la cucina alla musica e all’arte, come fai? In cosa consiste?
La cucina e la musica sono legate da filo doppio. Anche in cucina si producono suoni… certo non è un’orchestra ma lo chef, in qualche modo, assomiglia a un direttore d’orchestra, questo perché detta i tempi e dirige. Ugualmente l’arte trasmette emozioni forti, sensazioni che prendono l’animo, un po’ come quando si assaggia un piatto e i nostri sensi vengono rapiti da colori, profumi e aromi.
Per il secondo anno di fila sei stato invitato a Villa Santa Maria (Ch), la patri dei cuochi, per l’importante rassegna legata all’Istituto Marchitelli. Qual è la tua testimonianza diretta?
Esperienza bellissima, ne sono stato onorato! La manifestazione è importante ed è come se fosse un po’ anche mia! Ho frequentato anch’io l’alberghiero nella mia città d’origine e capisco quale grande impegno ci sia alle spalle. Il Marchitelli poi è conosciuto in tutta Italia, ha formato grandi chef che hanno reso grande la cucina abruzzese e italiana nel mondo. La scuola è il punto di partenza di una professione impegnativa e complessa come quella del cuoco ed è un percorso che continua sempre, non c’è mai un traguardo. Questo perché il nostro lavoro è una ricerca interminabile di idee e di sperimentazioni.
Tra i piatti proposti alla Rassegna dei cuochi un simpatico e provocatorio Mac Jennari’. Da dove nasce l’idea. Come ti poni nei confronti delle ultime dichiarazioni legate al consumo della carne?
Ho riproposto l’hamburger italianizzato, è una cosa che tutti dovrebbero fare per avere la certezza di mangiare qualcosa di corretto; io ho usato carne italiana con alcune spezie perché si è scoperto che facendo marinare la carne si riducono di molto i danni che può provare una cottura alla brace o ad alta temperatura. Il nome Jennarì… beh, richiama le mie origini campane. Sulla carne rossa penso che il problema sia a monte, ossia dipende dai quantitativi e dalla frequenza con la quale si mangia. Penso che per la nostra alimentazione la carne sia indispensabile come sia indispensabile vedere e accertarsi di come sia allevato l’animale all’origine. La differenza sta proprio qui: ogni ingrediente deve seguire il suo ‘ciclo naturale’. Questo è il concetto sul quale baso la mia cucina.
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