Maria Grazia Passeri – Ambasciatrice Doc Italy per la Solidarietà

Dott.ssa Maria Grazia Passeri - Ambasciatrice Doc Italy per la Solidarietà

Maria Grazia Passeri, romana, 67 anni il 7 Gennaio scorso, continua a consumarsi dietro le necessità dei singoli arbusti, con il cellulare sempre acceso, perché una emergenza può arrivare anche a notte fonda. E le emergenze sono donne che scappano da mariti violenti o mamme in difficoltà economica che non sanno come sfamare i loro bambini, disperate, perché prive dell’essenziale. A lei – che l’anno scorso ha avuto una disgrazia – in tante, provenienti da varie regioni d’Italia e dall’estero, chiedono assistenza psicologica, legale e sostegno concreto. Non è sola. Con lei c’è un gruppo di persone, quindici fisse e una cinquantina di splendide volontarie, tra medici, avvocati, psicologi, magistrati, a cui se ne aggiungono quasi trecento, dislocate in varie città. Si sono organizzati in Associazione.

La storia di questa realtà inizia, però, tra il ’93 e il ’94, quando, una sera di ritorno da Napoli, Maria Grazia, che allora si occupava di organizzazione di convegni, lesse del ritrovamento in un cassonetto dei rifiuti di un neonato morto. “Era un neonato – afferma – vittima di infanticidio. In quel periodo capitava spesso. Con amici, che sono rimasti da allora al mio fianco, pensai che fosse necessario dare una mano a chi voleva lasciare in modo sicuro un bambino non desiderato. Non potevamo limitarci ad indignarci. In contrapposizione ai movimenti per la vita, iniziammo ad informare, con adesivi in varie lingue, affissi sui cassonetti, della possibilità, legale, di partorire in anonimato in ospedale e lasciare il neonato per l’adozione. Ma fu proprio allora che arrivarono al nostro numero centinaia di telefonate di mamme sole, poverissime, ai margini della città, che protestavano: Tu mi dici come lasciare il mio bambino. Ma non mi dici come posso fare a tenerlo. Io non ho cibo, vestiti, casa. In quel momento capimmo che non potevamo lavarcene le mani. Le mamme, che si passavano il telefono dall’una all’altra, cominciarono ad avere i loro corredini. Neonati malati, fragili, prematuri, bimbi malnutriti ebbero la pappa assicurata e poi, dopo i primi anni, anche il grembiulino e lo zainetto per la scuola, come tutti gli altri, in una parola tutto il necessario. Ricordo una delle prime donne che venne da me. Aveva tenuto segreta la sua gravidanza ai suoi genitori. Quando arrivò era febbricitante. Incinta, con una bambina di pochi anni. Distrutta perché nessuna poteva darle il cambio nell’assistere sua figlia. Da quella prima mamma siamo andati avanti”.

Nel 2000 è nata Salvabebé – Salvamamme, un’Associazione no profit di promozione sociale https://www.salvamamme.it/ che offre un aiuto concreto a migliaia di famiglie, donando vestiti, soprattutto per neonati, bambini e corredini, pappe, alimenti per bebé, gestanti e nutrici in enormi quantità. “Regaliamo – aggiunge Maria Grazia, che dell’associazione è presidente – anche libri, giocattoli, lettini, carrozzine, passeggini, oltre a formazione e consulenze professionali gratuite. Merito di cittadini e aziende generosi. Ci arriva così quanto serve per poter rispondere ai bisogni disperati di chi non può comprare. Si tratta di famiglie inviate, ufficialmente, con relazioni protocollate, da centinaia di parrocchie, enti e Comuni. Così Salvamamme è diventata la meta di oltre 10 mila nuclei familiari. Collaborano con noi tutte le Asl, le aziende ospedaliere e i Municipi di Roma, tanti comuni del Lazio, la Regione Lazio per alcuni importanti servizi per l’infanzia, duecento associazioni ed enti in rete.Anche migliaia di immigrati transitanti, in grave emergenza, sono stati aiutati in collaborazione con Croce Rossa Italiana. Attraverso i canali social, da tutta Italia ci contattano mamme e famiglie colpite dalla crisi. La nostra azione è cresciuta a ritmi sostenuti e i nostri aiuti arrivano fino alla Romania, la Moldavia, l’Ucraina, le Filippine, parte dell’Africa. Due volte l’anno organizziamo un Free Temporary Store – il più grande negozio gratuito di Europa, dovemigliaia di clienti scelgono quello che amano – seguitida volontarie – e ritirano gratuitamente il vestiario equanto necessario. Ed è sempre aperta la Boutique Bebé, che serve oltre 5 mila bimbi, varie volte l’anno. Fantastiche sono le nostre feste di compleanno pergruppi di bambini che diventano occasioni di ritrovo. Per il Natale sono impacchettati e regalati circa 20mila giocattoli, rimessi a nuovo dal nostro Guido Aggiustagiocattoli, il papà di Katia, una nostra volontaria. Ex tecnico della qualità di Alitalia andato in pensione, che un tempo faceva volare gli aerei veri, oggi quelli giocattolo.”

Due i progetti di cui Maria Grazia è particolarmente fiera: Nursery in Rete (0-12 mesi), nato per rivolgersi a mille donne (di 81 nazionalità diverse) in attesa di un bambino o con figli nei primi anni di vita, residenti nel territorio di Roma Capitale, in condizione di maggior bisogno ed a rischio di inclusione sociale, inviate dai servizi sociali dei Municipi di Roma, dai Consultori, dalle Aziende Ospedaliere, dalle Associazioni del terzo Settore e la Valigia di Salvataggio. Quest’ultima, assicurata gratuitamente a donne che fuggono da situazioni violente, è un trolley che contiene abbigliamento, biancheria e prodotti per la cura e l’igiene personale, un prontuario di numeri utili ai quali rivolgersi nelle situazioni di emergenza (1522 numero di pubblica utilità del Ministero per le Pari Opportunità). Altri servizi salvavita attivati solo in casi di emergenza ed estrema necessità sono: una sim telefonica, un eventuale accesso in albergo, o altro luogo, che garantisca privacy e offra accoglienza per ospitare la donna per alcuni giorni, oltre ad assistenza psicologica d’urgenza, informazioni di carattere legale di primo intervento e sostegno negli spostamenti indispensabili. Dall’Aprile del 2014 al Novembre del 2019, mesi sperimentali del progetto, sono state consegnate 1511 tra valigie e valigine.

“Arrivano tantissime donne – continua MariaGrazia- Donne che stanno per tentareil suicidio, donne massacrate di botte, donne che sisono fatte anni di carcere e non hanno unaprospettiva di vita. Il problema è che il numeroaumenta e spesso non abbiamo né una strutturaideale per ospitarle (oggi l’Associazione ne ha una di800 metri quadrati ed anche dei magazzini), nérisorse economiche sufficienti. Andiamo avanti condonazioni e soldi che arrivano dai bandi regionali a cuipartecipiamo con i nostri progetti. Ma resistiamo.Siamo tosti.In futuro? Sto lavorando ad un progetto che mi è caro: avere macchine con finestrini scuri,tipo ambulanze, che trasportino nella più completasicurezza le donne vittime di violenza in una casa rifugio. Il 1522 mi piace, è utile, ma occorre anchegestire la fase emergenziale che non è sempreimmediata. Vorrei contare su nuove adesioni. Io sonoparecchio stanca. Chi me lo fa fare? Continuo adamare di un amore che è un flusso continuo. Continuoa credere profondamente, anche se non soesattamente in chi. E poi, non ricordi? Fisso gli alberi,mi concentro sui bisogni dei singoli.