Cantine Viola – Saracena (Calabria)
Passione, tradizione, unicità..
memoria di sentori unici, vestiti d’antico. frutto di una lunga tradizione familiare, conservati nel vetro insieme al suono dei bei ricordi
Passione
I nostri vini sono il frutto di un laborioso e appassionato impegno che comincia nella vigna e continua in cantina. Lavoriamo con dedizione giorno dopo giorno prendendoci cura dei nostri prodotti con l’attenzione di chi sa voler bene.
Tradizione
Custodi di una tradizione lunga secoli, utilizziamo tutta la nostra esperienza al fine di rendere i nostri vini unici per profumi e sentori, senza perdere di vista l’innovazione e la sperimentazione..
Unicità
Produciamo esclusivamente vini da vitigni autoctoni, in particolare il Moscato Passito di Saracena, unico per metodo di vinificazione e perché si produce da secoli soltanto nel nostro comune, tanto da essere annoverato tra i migliori vini dolci al mondo per qualità organolettiche. Uno dei pochi vini ad essere PRESIDIO “SLOW FOOD”.
Il nostro moscato passito
Nel 1999 Luigi Viola, appassionato di natura ed agricoltura, decise di commercializzare il Moscato di Saracena per farlo conoscere al grande pubblico. Passito rinomato sin dal XVI secolo, quando era presente sulla tavola dei pontefici romani, citato poi in diversi trattati enologici dellʼ800 e premiato con svariati riconoscimenti, negli ultimi decenni il Moscato di Saracena rischiò di scomparire nellʼoblio delle tradizioni popolari del piccolo paese di Saracena (Calabria). La passione della famiglia Viola ha permesso di sventare non solo lʼestinzione di questo raffinato vino da meditazione, ma anche la perdita della particolare procedura di vinificazione che lo rende unico tra i vini passiti del mondo.
Alessio Dorigo: Enologo
Parlare dei vini della famiglia Viola è come parlare delle persone che la compongono, mi ritrovo ad usare gli stessi aggettivi… Il Moscato Passito è un vino dal carattere forte ed incisivo ma dall’animo gentile, stupisce al naso e conquista poi sul palato. Sempre coerente, mai fuori scala, equilibrato e di grande piacevolezza nonostante la struttura imponente. Il Rosso Viola poi è quasi francese: da un vino del Sud ti aspetti grado alcolico, potenza, corpo, ci cerchi quasi dell’aggressività mascolina. Ed invece è eleganza e suadenza allo stato puro, non ha bisogno di estratti mastodontici ed acidità ridotte all’osso per convincerti. E poi tutti e due hanno in comune questa dote sempre più rara, che li accomuna alle persone che li hanno fatti: sono vini VERI
Custode di una secolare tradizione del paese e della mia famiglia, io, Luigi Viola , maestro elementare in pensione, da sempre appassionato di natura e agricoltura, dopo aver insegnato per oltre 35 anni, ho deciso di dedicare a tempo pieno le mie energie al recupero, alla valorizzazione e alla diffusione di un nettare, che correva il rischio di estinzione: il Moscato di Saracena .
Coinvolgendo l’intera famiglia: mia moglie Margherita e i tre figli Roberto, Alessandro e Claudio, ai quali ho saputo trasmettere la mia passione e l’amore per la nostra terra, ho incrementato la produzione di questo vino da meditazione, che, una volta proposto al pubblico e ad esperti del settore, ha immediatamente avuto un riscontro eccezionale. Ecco che come ciò che era nato quasi per scommessa, è divenuto per noi tutti un lavoro piacevole e ricco di stimoli, che ci ha permesso di venire a contatto con persone, ambienti e situazioni estremamente affascinanti.
Le Vigne
nel parco nazionale del pollino si vestono dei profumi di questo magnifico territorio
I nostri vigneti sono situati nel territorio di Saracena, nella contrada Rinni a 350 m slm, con un’esposizione tale da ricevere i raggi del sole da quando sorge e fino a quando tramonta. Ad Est-Sud Est si affacciano sulla piana di Sibari e sul mare Ionio, ricevendone le correnti miti provenienti dal mare, mentre a nord sono riparate dai venti freddi dalla Catena del Pollino.
Tutto ciò crea un microclima con sensibili escursioni termiche che consentono alle uve di raggiungere una concentrazione alta di profumi. Nei nostri vigneti sono coltivate uve autoctone quali Magliocco dolce, Moscatello di Saracena, Guarnaccia bianca, Malvasia, Mantonico e “Adduroca”, termine dialettale che sta per “odorosa,profumata”.
Il sistema di allevamento è a cordone speronato con un sesto di impianto di 1m x 2,20 m. Pratichiamo l’agricoltura Biolaogica certificata Bioagricert. Negli ultimi anni stiamo recuperando degli antichi vigneti ad alberello ottenendo uva di alta qualità ed evitando, cosi , che vengano abbandonati.
Saracena
terra antichissima che già fiorì col nome di sestio, edificata dagli enotrii
Saracena è situata su una collina rocciosa che si sviluppa sul versante est della valle del fiume Garga ai piedi dei Monti di Orsomarso, questi ultimi appendice meridionale del Parco nazionale del Pollino. A pochi chilometri dal centro abitato si trova la Grotta di San Michele Arcangelo detta comunemente Grotta di Sant’ Angelo, un’ampia cavità carsica che si apre a 750 m s.l.m. nella parete calcarea ad ovest del fiume Garga. Fra le altre risorse naturalistiche si annoverano il Monte Caramolo che con i suoi 1827 m s.l.m. è il punto più alto del territorio comunale,
il Piano di Novacco, il Piano di Masistro, il Timpone Scifariello e il laghetto di Tavolara. La superficie territoriale è di 111,51 km², con una densità di 37 ab/km². Il territorio comunale risulta compreso fra i 92 ed i 1.827 metri s.l.m., con un’escursione altimetrica complessiva pari a 1.735 metri Si vuole che Saracena discenda dall’Antica Sestio, fondata dagli Enotrii, come riferiscono Strabone, Stefano di Bisanzio e Padre Fiore, nella sua “Calabria Illustrata”, (così parla di Saracena) “Terra antichissima è la medesima che già fiorì col nome di Sestio, edificata dagli Enotrii”.
Secondo i calcoli del suddetto Padre Fiore, Sestio sarebbe stata fondata intorno al 2256 a.C., e nel 900 dell’era cristiana, venne conquistata dai Saraceni i quali vi fissarono la loro sede. Ma poco dopo, l’esercito imperiale di Costantinopoli assalì e distrusse la città. A ricordo di questa leggenda, raffigurata anche in un antico affresco sul frontespizio della cappella di S. Antonio e nella sacrestia di S. Maria del Gamio, nel timbro comunale e nel gonfalone di Saracena, viene raffigurata una donna che fugge, avvolta in un lenzuolo, con intorno la scritta: “Universitas terrae Saracinae”.
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